Centro Antiviolenza Mascherona, la richiesta d’aiuto di due 15enni
Manuela Caccioni: “Nessuna storia parte con uno schiaffo. I segnali sono altri: possesso, controllo, isolamento”
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GENOVA – Nell’immaginario comune si può pensare che a rivolgersi ai centri antiviolenza siano donne adulte, che hanno ben superato l’età dell’adolescenza e della giovinezza, vessate da uomini che non accettano la fine del matrimonio. E invece non è così, perché a rivolgersi al Centro Antiviolenza Mascherona, proprio in queste ore, sono state anche due ragazzine di appena 15 anni. Si tratta di nuovi accessi che da una parte mettono in risalto la consapevolezza che oramai dilaga anche tra i giovanissimi, dall’altra però rappresentano un campanello d’allarme per il dilagare di violenza a cui si assiste, oramai tutti i giorni.
“Per noi è un dato importante che le ragazzine inizino a capire che quando un fidanzato chiede di fare la videochiamata all’uscita di scuola, questo significa che vuole controllare che lei non abbia nessuno intorno – spiega a Primocanale Manuela Caccioni, responsabile Centro Antiviolenza Mascherona -. “Se questa ragazza si chiede: ma è normale che il mio fidanzato mi controlli anche all’uscita di scuola? Se parlo con qualche compagno cosa faccio di male? Sono campanelli d’allarme a cui per fortuna oggi si sta dando un’attenzione maggiore”. Si tratta di alert che non devono essere sottovalutati né fraintesi e scambiati come amore, possesso, dimostrazione di avere solo te in testa. Perché l’amore, sembra banale e retorico, non è proprietà ma libertà, e quando i confini vengono travalicati, forse è necessario fermarsi, pensare, riconoscere la situazione, e chiedere aiuto.
Fonte: PRIMOCANALE – giovedì 15 febbraio 2024
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